Ascorbato di potassio per la prevenzione antinfettiva (e non solo)

Nel bel mezzo di un’epidemia che ha stravolto le vite di noi tutti, continuando a rispettare le regole anti contagio proposte dalle autorità competenti, credo sia anche necessario impiegare il tempo per cercare di migliorare la propria salute.  

Ci sono molti modi per aiutare il nostro organismo, e il sistema immunitario in particolare, a “lavorare” nel modo migliore possibile di fronte all’aggressione di patogeni. Nel vasto ventaglio di queste possibilità rientra anche l’ascorbato di potassio, molecola scoperta dal chimico fiorentino Gianfrancesco Valsé Pantellini alla fine degli anni ’40 del secolo scorso e che è alla base del metodo che porta il suo nome. 

Per fare il punto sulle proprietà di questa sostanza ho voluto rivolgere alcune domande al dottor Guido Paoli, fisico e responsabile scientifico della Fondazione Internazionale Valsè Pantellini per la Ricerca e lo Studio delle Malattie Degenerative, e al Dottor Andrea Bolognesi, medico e consulente medico della  Fondazione stessa. 

Ecco le informazioni che ho raccolto:

 

Cos’è l’ascorbato di potassio e come funziona? 

Dottor Paoli: “L’ascorbato di potassio è un sale di potassio derivato dalla vitamina C ottenuto mescolando estemporaneamente in 20 cc di acqua a temperatura ambiente 150 mg di acido L-ascorbico e 300 mg di bicarbonato di potassio, di cui 117 mg di potassio elemento. L’acido ascorbico si comporta da veicolo trasportatore per portare, o riportare, il potassio all’interno delle cellule dove, in condizioni fisiologiche, deve essere prevalentemente presente.

In sostanza l’azione dell’ascorbato di potassio è indirizzata a regolare il metabolismo cellulare, ad aiutare il sistema immunitario e a cercare di contrastare la degenerazione cellulare soprattutto in senso tumorale. 

Nell’ipotesi di lavoro di Pantellini lo stress ossidativo è il “meccanismo di innesco fisiologico” alla base dei processi di trasformazione cellulare che può portare una serie di effetti a cascata a livello cellulare. Questi partono da uno squilibrio fra sodio e potassio, che tendono ad invertire le loro concentrazioni fra interno ed esterno della cellula. Sono varie le evidenze di laboratorio, risalenti addirittura agli anni ’30 del secolo scorso, che mostrano come alte concentrazioni di sodio nel citoplasma cellulare incrementino l’incidenza e la gravità di tumori maligni. Ciò accade perché il sodio, attraverso opportune pompe (SGLUT – trasportatori sodio/glucosio), porta quantità sempre più alte di glucosio che funziona da benzina per la proliferazione incontrollata. Inoltre i cambiamenti che avvengono nell’ambiente cellulare portano informazioni distorte al DNA, che può dar luogo a mutazioni in grado di innescare la carcinogenesi. Il metabolismo cellulare passa dal regime ossido-riduttivo a quello fermentativo.

L’azione dell’acido ascorbico, come detto, è volta proprio a riportare il potassio nel citoplasma cellulare, soprattutto delle cellule degenerate, facendo quindi uscire il sodio ed il glucosio non metabolizzato, quindi “indebolendo” la loro riserva energetica ed “affamandole”.

In quelle sane, invece, la concentrazione di potassio viene così mantenuta ai livelli ottimali, permettendo una potenziale ottimizzazione del loro metabolismo”.

 

Ci sono situazioni specifiche in cui l’ascorbato di potassio può essere utile e perché può essere d’aiuto anche per la prevenzione antinfettiva? 

Dottor Bolognesi: “La Fondazione Pantellini propone l’assunzione del composto per cercare di limitare il rischio di degenerazione cellulare. Ma questa molecola può rappresentare una grande risorsa anche per aiutare le persone che già hanno una patologia degenerativa conclamata, soprattutto in senso oncologico, come metodica integrativa complementare, tenendo conto che non è alternativa ai protocolli ospedalieri e, con opportune precauzioni, può affiancare chemio e radioterapia.

Per quanto riguarda la prevenzione antinfettiva, certamente l’azione dell’ascorbato di potassio, volta a regolare ed a modulare la risposta immunitaria, fa sì che possa rappresentare un aiuto per cercare di renderla più efficiente nel contrastare l’aggressione di patogeni. Cioè, per intendersi e facendo un ragionamento semplice, se il sistema immunitario ha la capacità di lavorare da 10, ma in un dato momento si trova a 3, l’assunzione regolare del composto cerca di permettergli di tornare a 10, non certo di portarlo a 1000. Tengo a precisare che ho volutamente utilizzato il termine modulare e non “alzare” o “aumentare” le difese immunitarie perché queste espressioni, peraltro abituali, sono indice di concezioni arcaiche dell’immunologia e risentono di una impronta meccanicistica. Il sistema immunitario è in realtà un sistema molto complesso e fluido che va sostenuto con una modulazione rispettosa delle sue caratteristiche.

Fra l’altro recentissimi lavori, in particolare uno fatto in Cina e ancora in una fase che precede la pubblicazione, evidenziano come pazienti affetti da Covid-19 abbiano un basso valore di potassio nel sangue al momento del ricovero in ospedale. Se questi lavori fossero confermati, sarebbe un’ulteriore indicazione di quanto l’ascorbato di potassio possa essere un aiuto anche per le patologie infettive purché utilizzato secondo precise indicazioni mediche”.

 

In questi anni il vostro lavoro è stato supportato da fatti, dati e ricerche scientifiche? 

Dottor Paoli:  “La ricerca sul campo è stata portata avanti dalla Prof.ssa Cecilia Anichini, pediatra e genetista dell’Università degli studi di Siena adesso in pensione, che ha somministrato l’ascorbato di potassio con ribosio a bambini affetti da malattie genetiche rare ed orfane, cioè senza farmaci che le contrastino efficacemente, con aumentato rischio oncologico. I parametri di laboratorio hanno evidenziato sia una significativa riduzione dello stress ossidativo che un miglioramento obiettivo sensibile delle condizioni generali dei bambini.

Un lavoro del 2017, sviluppato da un gruppo di studio che ha messo insieme ricercatori delle Università di Ferrara e Siena, ha evidenziato come l’ascorbato di potassio, nella più recente formula arricchita con ribosio, utilizzato su linee cellulari di melanoma ne abbia ridotto la vitalità e la proliferazione, inclusa una diminuzione nel volume e nelle dimensioni di tali cellule neoplastiche, tanto che gli stessi autori lo propongono come un approccio adiuvante alle terapie convenzionali nel trattamento del melanoma.

La Fondazione Pantellini, in collaborazione con il gruppo della Sezione di Biofisica e Fisica Medica del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma, ha anche portato avanti degli studi “in vitro”, cioè su linee cellulari tumorali e sane, per valutare l’efficacia della combinazione D-ribosio e bicarbonato di potassio (K-D:Rib) quale ulteriore passo avanti nello sviluppo di una strategia che permetta una rapida azione per contrastare i tumori solidi. È emerso che il composto riduce la velocità di proliferazione agendo sul tempo del ciclo cellulare delle cellule tumorali del seno esaminate (tumore primario triplo negativo e metastasi polmonari di “quel” primario), mentre la somministrazione di K-D:Rib a cellule sane dello stesso seno non mostra alcuna tossicità né provoca variazioni morfologiche o di crescita rispetto alle stesse cellule non trattate.

Naturalmente l’assenza, per ora, di statistiche e trials clinici codificati non ci impedisce di avere riscontri positivi nei singoli casi seguiti dalla Fondazione, con un miglioramento della qualità della vita e anche della sopravvivenza nei casi molto gravi”.

 

Quali sono le formulazioni migliori di questa sostanza, dove si trova e come va assunta?

Dottor Bolognesi: “L’ascorbato di potassio, sia nella formulazione classica che con ribosio, si trova disponibile in bustine separate già dosate, il cui contenuto va miscelato estemporaneamente a freddo in acqua e assunto quindi per via orale entro 20-30 minuti dalla preparazione, senza utilizzare cucchiaino metallico e sempre a stomaco vuoto. È reperibile sia nelle farmacie che nelle erboristerie e/o parafarmacie senza necessità di prescrizione medica, trattandosi di un integratore alimentare. Si trova anche su internet su siti sicuri delle stesse farmacie o di Amazon o di altri distributori di integratori.

Non consigliamo formulazioni alternative alle bustine come pasticche effervescenti o masticabili, capsule o preparazioni sublinguali, per la presenza di eccipienti che rischiano di annullare il presupposto base di assimilazione del composto come ascorbato di potassio; l’eventuale mancanza di eccipienti, in queste formulazioni, rischierebbe poi di alterare significativamente il composto stesso.  Desideriamo ribadire un concetto chiave: nella semplicità del metodo c’è anche il suo limite. Se le cose non sono fatte a regola d’arte, l’assunzione del composto non fa certo male, ma non serve per gli scopi per i quali viene proposta dalla Fondazione Pantellini”.

 

Chiunque può assumere l’ascorbato di potassio? Può dare eventuali effetti collaterali? 

Dottor Bolognesi:L’ascorbato di potassio può essere assunto da chiunque, anche se ci sono situazioni che richiedono attenzione, soprattutto in concomitanza con determinati farmaci o in presenza di gravi problemi renali o circolatori, soprattutto in chi soffre di ischemia cerebrale o è a rischio di ictus. Per questo è sempre utile una valutazione medica, sia come anamnesi che come valutazione dei dati clinici.

L’ascorbato di potassio, con o senza ribosio, in soluzione acquosa, si trova ad un pH lievemente alcalino (fra 7.1 e 7.4), rendendolo fruibile anche a persone che soffrono di gastriti e ulcere attive.

Il composto è completamente fisiologico perché l’organismo lo riconosce come facente parte di sé. Per questo non evidenzia effetti collaterali, ai dosaggi proposti dalla Fondazione, ma eventualmente effetti “accessori” per la sua azione di regolazione del metabolismo, come un possibile lieve rialzo di pressione (quando accade, in genere non supera 20-30 mm/Hg per la massima) che si regolarizza in genere entro 10-15 giorni.

Ciò detto, la Fondazione ha indicato le linee guida per la somministrazione del composto nel suo uso preventivo. Naturalmente chiunque voglia attuare una prevenzione specifica e personale può rivolgersi alla Fondazione Pantellini così come chi, a maggior ragione, è affetto da patologie”.

 

In queste settimane di emergenza coronavirus si è parlato anche delle vitamine C e D come possibile aiuto per il sistema immunitario, tuttavia sono stati scritti anche articoli che hanno classificato queste informazioni come fake news e la rete è stata stigmatizzata per averle diffuse. Anche il lavoro della fondazione Pantellini in questi anni ha incontrato delle resistenze? Perché quando si avanzano ipotesi di lavoro che si discostano dai protocolli ufficiali vengono subito contrastate?

Dottor Paoli:  “Indubbiamente il lavoro e le proposte della Fondazione Pantellini sono state e sono tuttora viste con sospetto, se non addirittura snobbate e classificate come fake news, anche se ci siamo sempre mossi in ambito integrativo complementare e mai in alternativa o in contrapposizione e nonostante le pubblicazioni fatte anche su riviste peer-reviewed, cioè con esperti del settore, chiamati referee, che possano validare o contestare i contenuti di un lavoro presentato per la pubblicazione sulla rivista stessa. 

Capiamo bene che, in un mondo “social” che è inondato da informazioni spesso fuorvianti e squalificanti, il mondo accademico e ospedaliero guardino certe proposte con sospetto, se non con critica preventiva e a volte anche con un pizzico di arroganza e supponenza, ma a volte è necessario cambiare la prospettiva con cui si guarda un problema ed uscire da posizioni standardizzate ed automatismi, non certo per negare quanto fatto finora, ma per dilatarne le possibilità nella logica della curiosità scientifica. E proprio le pubblicazioni scientifiche e il razionale del metodo Pantellini potrebbero rappresentare la base per uscire da meccanismi standardizzati e da posizioni chiuse ed arroccate, perché l’obiettivo non è stabilire chi ha ragione e chi torto, ma come poter essere di aiuto alle persone nel miglior modo possibile, per tutelarne la dignità ed il diritto al rispetto assoluto della vita, unendo insieme competenze diverse”.

 

Queste ultime considerazioni del dottor Paoli mi trovano pienamente d’accordo. 

Sempre più spesso, negli ultimi anni, si sente proclamare con autorità la parola ‘scienza’, quasi che sia una sorta di ente supremo superiore detentore di verità universali da non mettere in discussione da parte di nessuno, neppure da parte di chi è all’interno della stessa comunità scientifica e parla con cognizione di causa proprio in forza dei propri titoli e delle proprie esperienze, ma guai se dichiara qualcosa di diverso, è immediatamente da screditare o peggio silenziare. 

Com’è triste e pericoloso quando si chiude la possibilità del dialogo e del confronto e com’è invece utile e costruttivo guardare i problemi da più prospettive e ottiche, senza pregiudizi e senza paraocchi.   

È nell’ampliare lo sguardo che si possono comprendere meglio le cose e affrontarle. 

È nell’unire le risorse e le conoscenze che si possono vincere le battaglie, anche quelle più dure. 

Ed è grazie alla condivisione delle informazioni, dei dati e delle esperienze che la Scienza, quella vera, quella con la esse maiuscola, può progredire per il bene dell’umanità.

 

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