In qualsiasi casa andrò,
io vi entrerò per il sollievo dei malati
e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario.
(Ippocrate di Kos)
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Questa antica indicazione possa risuonare sempre nel cuore di chi decide di mettere la propria vita al servizio della salute del prossimo.
Ogni medico/terapeuta si trova di fronte alla sofferenza di un’altra persona. Ha di fronte a sé non solo corpi, ma anime.
Entrare in empatia, cercare di lenire il dolore, psichico o fisico che sia, è un punto di partenza fondamentale in ogni percorso di cura. Come fondamentale è anche preservare la capacità di ogni corpo di autoregolarsi.
L’approccio olistico, allora, è necessario perché considera l’intero organismo e non la singola parte; l’attenzione non viene posta sul singolo sintomo, ma sulla possibile causa del disturbo.
Di conseguenza, l’intervento partirà da un’analisi globale e mirerà a ristabilire lo stato di benessere, tenendo conto che ogni persona è un libro da leggere; quindi, per una stessa problematica potranno esserci soluzioni diversificate e percorsi di riequilibrio più o meno lunghi.
In tale ottica non ha molto senso ragionare per protocolli e imporre terapie di massa perché numerosi fattori possono concorrere a determinare la variabilità individuale di risposta a un farmaco.
Alla stessa maniera, non è detto che un rimedio naturale che è efficace per un soggetto sia giusto anche per un altro che pur presenta lo stesso disturbo.