Reazioni avverse ai vaccini: segnalare è un dovere civico

Mai come in questo momento buona informazione e farmacovigilanza attiva sono fondamentali. E’ perciò lodevole l’iniziativa di quattro donne cuneesi, tre farmaciste e un medico che, vedendo intorno a loro un numero sempre crescente di reazioni avverse non segnalate e persone smarrite nel non sapere a chi rivolgersi, hanno deciso di fare concretamente qualcosa per potenziare la  farmacovigilanza sul territorio.

La normativa sulla farmacovigilanza richiede a tutti gli operatori sanitari e ai cittadini di segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa che si verifica a seguito di somministrazione di farmaci e/o vaccini. Consultandosi anche con un responsabile di Farmacovigilanza del Piemonte, le quattro dottoresse sono arrivate alla conclusione che proprio i cittadini possono diventare la chiave di volta di un sistema che al momento sembra non funzionare affatto bene.

Le segnalazioni di sospette reazioni avverse, infatti, costituiscono un’importante fonte di informazioni, in quanto consentono di rilevare potenziali segnali di allarme relativi all’uso di medicinali e vaccini, cosi da renderli più sicuri a beneficio di tutti.

 

Segnalare non è solo un obbligo per gli operatori sanitari, in accordo al Decreto del Ministero della Salute del 30 aprile 2015, ma anche un dovere da parte dei cittadini e TUTTI POSSIAMO FARLO accedendo alla piattaforma al link riportato www.vigifarmaco.it istituito dall’AIFA stessa che recepisce le segnalazioni dirottandole alle varie ASL di appartenenza di chi segnala.

Dunque al di là del medico, dell’ospedale , o di qualsiasi operatore sanitario, la segnalazione può essere fatta dal cittadino stesso, anche da un parente o da una terza persona con il consenso di chi ha avuto la reazione avversa. Bisogna seguire la procedura guidata che non richiede molti passaggi, ci vorranno una decina di minuti.

Non è indispensabile compilare tutti i campi, ma solo quelli asteriscati che sono obbligatori e, se non si conosce il lotto del vaccino non importa, dagli uffici di Farmacovigilanza risaliranno.

Una volta andata a buon fine la segnalazione, chi ha segnalato riceverà una mail con un numero di  registrazione e identificativo della segnalazione stessa CHE VA CONSERVATO E STAMPATO.

 

Sul gruppo telegram “Il Filo di Arianna” che è stato aperto dalle quattro dottoresseè possibile trovare assistenza per qualsiasi dubbio o difficoltà riscontrati per la segnalazione. Non si tratta di un gruppo di divulgazione, di quelli ce ne sono tantissimi, ma di un gruppo volto a dare informazioni esclusivamente sulla procedura di segnalazione delle reazioni avverse, dove appunto si spiega la procedura corretta che può essere fatta a nome del paziente o di chi compila il modulo.

Il gruppo, una volta aperto, nel giro di qualche ora, è letteralmente esploso per le adesioni: farmacisti, medici, infermieri, avvocati e anche tante persone comuni che stanno dando continue testimonianze di svariati effetti collaterali. Nello scorrere i messaggi si rimane sconcertati di fronte a una realtà completamente diversa rispetto a  quella rassicurante che viene raccontata in TV e dalla maggior parte della stampa.

 

Senza dubbio l’iniziativa va diffusa il più possibile. In questo momento storico buio è un modo per fare qualcosa di concreto e utile, non solo per se stessi, ma anche, magari, per quel vicino di casa in là con gli anni che non ha idea di cosa sia internet o telegram e che non sa nemmeno che può compilare un form. C’è tanta gente, infatti, che non possiede o non usa PC o palmari e sono tante le persone che vanno in crisi al momento di dover reperire e poi redigere un documento finendo purtroppo per rinunciare.  Ecco che con un piccolo, ma fondamentale gesto, qualunque cittadino può aiutare, da un lato informando chi ha avuto problemi dopo l’inoculazione di questi farmaci sperimentali che si può e si deve fare la segnalazione e, dall’altro, facendo concretamente la segnalazione a nome di chi non è in grado da procedere da sé.

 

Se ognuno di noi facesse solo due segnalazioni, nell’arco di due settimane i numeri negli uffici di farmacovigilanza salirebbero e non potrebbero più rimanere inosservati. Davvero sarebbe un servizio utile alla collettività e alla scienza.

SI POTREBBE OBIETTARE che non si può avere la garanzia che questi dati siano poi effettivamente presi in considerazione, ma intanto inviare la segnalazione equivale a fare rete e, con numero di registrazione inviato e conservato, sarà eventualmente possibile, in un secondo momento, organizzarsi tramite avvocati portando tutte le segnalazioni raccolte davanti a un tribunale con un’azione collettiva affinché veramente si possa verificare quanti siano i danni reali (c’è, infatti, chi ha già proposto di creare un data base per raccogliere le segnalazioni in modo indipendente, nel caso quelle depositate sul sito AIFA, magari per un problema tecnico o altro, si perdessero).

 

Le quattro dottoresse ideatrici dell’iniziativa raccomandano di segnalare sempredalle più semplici alle più gravi, nessuna reazione va sottovalutata. Segnalare anche i casi dubbi, perché la reattività individuale ha i suo tempi e il breve, medio e lungo periodo non si può stabilire a priori.

Questa è una sperimentazione che terminerà nel 2023, come è scritto negli stessi foglietti illustrativi e, del resto, anche nel consenso informato si legge che “qualora si verificasse qualsiasi effetto collaterale si ha la responsabilità di informare immediatamente il medico curante”.

In ogni caso, indipendentemente dal medico, nel sito www.vigifarmaco.it si trova anche il modulo approntato per il cittadino, peccato che finora sia stato pressoché inutilizzato perché la maggior parte della gente ignorava l’esistenza di questa possibilità.

 

“Sono una farmacista di Bologna. Ho cominciato stamattina a distribuire alle persone che conosco bene un foglietto con il sito per le segnalazioni. Se ognuna ne facesse una … Poi da domani, quando farò le prenotazioni al CUP, farò conoscere alle persone”, si legge tra i tanti messaggi del gruppo “Il filo di Arianna”.

Buona idea, quella di preparare dei foglietti da diffondere. I luoghi da prendere in considerazione sono tanti: farmacie, studi medici, ambulatori, luoghi di ritrovo, ma si può far avere l’informazione direttamente anche ai vicini di casa, ai colleghi di lavoro, ai conoscenti.

Una segnalazione vale più di mille parole. E tante gocce fanno il mare.

E’ un’opportunità e un DOVERE che tutti noi abbiamo e per gli operatori sanitari è più che una possibilità: è un OBBLIGO nei confronti della Scienza stessa che deve progredire, certamente, ma anche allarmarsi e fermarsi quando diventa evidente che i rischi superano eventuali benefici.

 

Nel concludere vorrei precisare che una cosa è la segnalazione (che è un atto amministrativo sanitario), altra cosa è la denuncia (verso ignoti o nominativa) ma in questo caso bisognerà rivolgersi ad un Comando dei Carabinieri, da cui poi si avvia un iter presso la Procura competente per territorio, percorso in cui si dovrà essere poi assistiti da un legale esperto in pratiche di mala sanità.

Una via non esclude l’altra e, come sopra detto, nulla vieta di organizzarsi creando un data base per raccogliere le segnalazioni in modo indipendente per eventuali future azioni collettive.

Sembra che un famoso avvocato si sia già mostrato interessato.