La (quasi) impossibile realizzazione della Verità

La (quasi) impossibile realizzazione della VeritàNon è possibile realizzare la Verità se non si fugge la violenza per questo motivo è stato detto che la nonviolenza è la legge suprema.

Non è possibile praticare la nonviolenza se non si pratica anche il brahmacharya, che consiste nel controllo sugli organi di senso, sui pensieri, le parole e i gesti.

La non violenza richiede non-furto, non-possesso, non-paura, rispetto per tutte le religioni, soppressione della “intoccabilità”, e simili.

Non-furto non significa solamente il non prendere la roba degli altri, il prendere o il tenere per sé cose non necessarie è già un furto. E naturalmente ogni furto è un atto di violenza.

Non-possesso significa non tenere per sé nulla che non sia necessario oggi stesso.

Perché si possa parlare di non-paura è necessaria l’assenza di ogni forma di paura: della morte, delle ferite corporali, della fame e degli insulti, come anche della disapprovazione pubblica, degli spettri, degli spiriti cattivi e dell’ira di chiunque. Solo l’assenza di queste e di ogni altro tipo di paura si può chiamare non-paura.

Per abolire la “intoccabilità” non basta avvicinarsi agli intoccabili, è necessario giungere a considerarli nostra carne e nostro sangue e trattarli come fratelli e sorelle: né più in alto né più in basso di noi.

Non basta tollerare le altre religioni: dobbiamo rispettarle, come rispettiamo la nostra.

 

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Così Mohandas Karamehand Gandhi che per ben 21 anni, dal 1893 al 1914 visse in Sudafrica, dove per la prima volta proclamò il satyagraha o spirito della non-violenza.
Tornato in India nel 1915 si dedicò completamente a quello che ormai riteneva il suo impegno morale, politico e religioso portando, infine, il suo Paese all’indipendenza.
Morì il 30 gennaio 1948 per mano di un fanatico che non approvava la sua azione a favore della convivenza pacifica fra musulmani e indù.

 

Gandhi era pienamente consapevole della grande difficoltà di realizzare quella Verità che con tanta convinzione perseguiva poiché riconosceva che il cuore degli uomini è agitato dalle passioni. 
Le passioni sono per il nostro cuore ciò che la tempesta è per l’oceano. “Soltanto il marinaio che si tiene saldamente alla nave riesce a salvarsi nella tempesta. È soltanto colui che si tiene unito a Dio con la fiducia può trionfare sulla tempesta che si agita nel suo cuore”, affermava.

 

In questi giorni sto riscoprendo questo grande uomo leggendo un vecchio libretto ritrovato in un angolo della libreria nella casa dei miei genitori: raccoglie i pensieri che scrisse nell’arco di circa due anni, dal novembre del 1944 all’ottobre del 1946, per consolare un amico distrutto dal dolore per la morte della moglie. Fu proprio quell’amico che poi riunì tutti quei pensieri in volume e lo tradusse in inglese.
Gandhi non aderì mai formalmente al cristianesimo, tuttavia in questo piccolo libro si trovano molti pensieri dedicati alla ricerca della volontà di Dio e allo sforzo di mettersi nel modo migliore possibile al servizio dei fratelli.

 

In realtà, anche se non rifiutò mai l’induismo, si può certamente dire che fosse rimasto profondamente affascinato dalla figura di Gesù. Durante gli anni della permanenza in Inghilterra (dove completò la sua formazione giuridica) e poi in Sudafrica (dove lavorò come avvocato) aveva incontrato e si era confrontato con diversi cristiani credenti e, leggendo il Vangelo, era stato colpito, in particolare, dal discorso della montagna.
Riteneva, tuttavia, che l’Europa e l’Occidente avessero tradito in larga parte gli insegnamenti di Cristo
e in più occasioni, attraverso discorsi e testi scritti, si preoccupò di chiarire che il bellissimo messaggio evangelico basato sull’amore per il prossimo era qualcosa di molto diverso da ciò che poi aveva messo in pratica quell’Occidente colonialista, materialista e bellicoso che l’India aveva conosciuto.

 

Gandhi è senza dubbio una delle maggiori figure del XX secolo ed è stato fonte d’ispirazione per personalità come Martin Luther King e Nelson Mandela.
A 155 anni dalla nascita, la sua voce risuona oggi più che mai provocatoria.
Mettendo a nudo le contraddizioni del nostro vivere da credenti, ci obbliga a riflettere.