Fermarsi e tacere

Fermarsi e tacereSe qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? (Sir 28, 3).
La guarigione integrale della persona implica uno stato mentale-affettivo lontano dai veleni che maggiormente ci intossicano. La collera è uno di questi veleni emotivi, ma non l’unico.

 

Durante la preghiera e anche durante la pratica meditativa, quando riusciamo a raggiungere uno stato di rilassamento nel quale la respirazione è piena e profonda e permettiamo a speranza, fiducia, abbandono positivo di prendere spazio dentro di noi, allora si attiva  un “guaritore interno” che favorisce lo sprigionarsi di energie interiori le quali, nel tempo, donano unità ed equilibrio all’intera persona e gli consentono di comunicare in trasparenza non solo con l’essere proprio, ma anche con gli altri esseri più prossimi, la società, il cosmo e il Divino.

 

Non si può arrivare a questo se non ci si ferma e si fa tacere il rumore del mondo esterno.
E perché ciò sia possibile occorre allenarsi ogni giorno per almeno una ventina di minuti, fermandosi e fissando la mente in uno stato di quiete e di silenzio.

 

Quando si riesce a frenare il lavorio incessante dei pensieri, ogni conflitto soggettivo svanisce e, anziché sperperare l’energia in innumerevoli direzioni, la concentriamo.
In questo modo è possibile riprogrammare l’attenzione e le capacità mentali ed emotive ad essa collegate.
Così possiamo raggiungere le profondità del nostro spirito e metterci in ascolto del nostro maestro interiore che ci aiuta, nel tempo, a sviluppare autocoscienza e autoconoscenza.

 

Infatti, durante la preghiera personale e profonda e anche durante la meditazione, si può prendere atto di tutto quello che ci agita interiormente e delle reazioni che suscita in noi il rapporto con il mondo esterno e questa consapevolezza delle nostre tendenze, della nostra natura, della nostra umanità, della nostra storia (con tutti i suoi momenti di alti e bassi, i limiti e le potenzialità), ci apre di conseguenza anche agli altri, alle loro debolezze e qualità, alle loro mancanze e virtù.
A questo punto i confini tra io e gli altri, tra io e il mondo, tra io e Dio si sfumano ci si rende conto che TUTTO È IN RAPPORTO CON TUTTO, uscendo dall’illusione dell’autosufficienza.

 

Non è un lavoro facile. Ci vogliono volontà, rigore, costanza e molta pazienza. Anche molto riguardo e molta gentilezza verso se stessi.
Ma la pratica quotidiana paga perché, con il tempo, da un simile impegno scaturiscono calma e armoniala sensibilità si affina, si riescono a padroneggiare meglio desideri, pensieri, pulsioni e sensazioni, affrancandosi dagli automatismi.

 

Di conseguenza siamo anche in grado di rapportarci meglio nei confronti di persone e situazioni, e anche più efficacemente riguardo eventuali problemi di salute.
In merito negli ultimi anni sono stati pubblicati vari interessanti studi, in particolare sono le Neuroscienze e la Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI) che indagano gli effetti della preghiera e della meditazione sulla fisiologia del cervello e le loro influenze sull’equilibrio salute-malattia.