Con la ninna nanna cresceranno più sicuri

È un’usanza millenaria che forse da tanti è considerata vecchiume d’altri tempi eppure quanto è bella l’immagine di un bambino che lentamente scivola nel sonno accompagnato da una voce che canta. 

Si sono trovate tracce di versi di ninne nanne in frammenti greci del 300 avanti Cristo e latini del primo secolo dopo Cristo ma, di certo,  i canti e le melodie per cullare e rassicurare i piccoli sono nate molto tempo prima. 

Esistono nella tradizione di ogni angolo della terra, tramandate di madre in figlia. Favoriscono il rilassamento e la salute emotiva tenendo lontana la paura di restare soli e di essere abbandonati che è la più ancestrale di tutte le angosce. 

 

Non solo. Oggi le più moderne ricerche attribuiscono a questi teneri atti d’amore un grande valore poiché è dimostrato che addormentare i bambini cantando una ninna nanna li fa crescere più forti e sicuri aumentando la loro autostima. 

Interessanti a questo riguardo sono gli studi dell’americano Samuel Mehr, esperto di musica, che si è occupato proprio di valutare le reazioni dei bimbi alle nenie cantate per guidarli nel sonno. 

È stato visto, inoltre, che a soli 5 mesi un bimbo è in grado di distinguere la melodia che la mamma sceglie per farlo addormentare e può riconoscere, anche a distanza di molti anni, una cantilena che ha ascoltato anche solo per qualche giorno a quell’età.

 

Dunque il momento di mettere a letto i bambini, specie quelli più piccoli, non dovrebbe essere sottovalutato dai genitori perché può essere un’occasione privilegiata di comunicazione. 

È un tempo di profondo scambio affettivo che infonde serenità e rassicurazione e contribuisce a porre le basi per creare in futuro relazioni equilibrate e serene.

 

Ma c’è di più. Secondo la psicofonia, disciplina fondata intorno al 1950 dalla cantante M.L. Aucher, le sonorità prodotte dalla voce sollecitano precise parti del corpo contribuendo al suo sano sviluppo. 

In pratica ogni suono emesso è in grado di colpire una determinata vertebra di conseguenza, a seconda che i suoni siano più gravi o più acuti, vibrerà una specifica parte del corpo: la voce più grave del papà è in grado di stimolare i piccolini dai piedi all’addome, mentre quella più acuta della mamma dalla vita alla testa. 

E ciò è valido addirittura sin dalla gestazione, da qui l’importanza da molti sostenuta di parlare ai bambini e sollecitarli con musiche e canti armonici già da quando sono in utero (puoi leggere a riguardo questo mio precedente post “Cosa puoi fare per tuo figlio fin da quando è in pancia”)