Stare nel sentire

Stare nel sentireMi piace il verbo sentire.
Sentire il rumore del mare, sentirne l’odore.
Sentire il suono della pioggia che ti bagna le labbra.
Sentire una penna che traccia sentimenti su un foglio bianco.
Sentire l’odore di chi ami, sentirne la voce e sentirlo col cuore.
Sentire è il verbo delle emozioni.
Ci si sdraia sulla schiena del mondo e si sente …

 (Alda Merini)

 

* * * 

 

Sentire è l’essenza del risveglio. Ma la frenesia del mondo e il rumore mentale il più delle volte ostacolano una vera percezione perciò siamo, per la maggior parte del tempo, come addormentati. Oppure agiamo, ma in modo meccanico.

 

Se non siamo capaci di sentire, non possiamo vedere davvero.
E da qui nascono tutti i nostri guai perché questa nostra incapacità ci preclude anche la possibilità di vedere e sentire gli altri per quello che realmente sono.
Rimanendo fermi alla superficie non siamo neanche in grado di avere una reale consapevolezza del vero significato di un evento o delle parole che una persona ci sta dicendo, non sappiamo riconoscere il valore simbolico di un incontro, di un incidente o di una malattia.

 

E si rischia che la vita passi così, senza viverla davvero, e di subire decisioni prese da altri.

 

Il sentire può essere allenato dalla presenza.
E bisognerebbe restare tutto il tempo necessario sulla sensazione, senza scappare e senza esserne sopraffatti, anche quando si tratta di un’emozione spiacevole.
Nessuna esperienza della nostra vita, infatti, è vana dal momento che l’anima è in grado di prendere le vicende più terribili e trasformarle in preziose qualità della coscienza.

 

Se lo vogliamo.
È un lavoro di trasmutazione che dipende da noi e che richiede tanta fatica e tanto impegno.
Riuscirci significa cominciare a vivere su un altro livello dell’essere, vibrare a un’altra velocità.