Hiv, meglio curabile ma in crescente diffusione

Grazie all’avvento delle terapie antiretrovirali e alla recente evoluzione delle stesse, l’Hiv è considerata oggi un’infezione cronica che, se diagnosticata precocemente,  lascia spazio a progetti di vita personali, lavorativi e familiari, compreso quello di diventare genitori e di avere figli sani.

A differenza del passato oggi le persone con Hiv hanno un’aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale e, se seguono regolarmente la terapia, pur non potendo eliminare l’Hiv dall’organismo, ne riducono la quantità a un livello molto basso permettendo di prevenire i danni che il virus rischia di causare. Evidenze scientifiche hanno dimostrato che la terapia è anche in grado di ridurre, fino ad eliminare completamente, il rischio di trasmissione.

 

Senza dubbio sono buone notizie. Il problema è che in Italia è molto alta (e in costante crescita)  la percentuale di diagnosi tardive. Ciò significa che molte persone non sono consapevoli di aver contratto il virus e quando lo scoprono si trovano già in uno stato di salute debilitato. Inoltre, nel frattempo, non avendo adottato alcuna precauzione, lo hanno trasmesso ad altre persone.

Se pensiamo che sono circa 4 mila le nuove diagnosi di infezione che vengono fatte ogni anno, c’è da stare poco tranquilli. In genere si tende a pensare che l’Hiv riguardi solo alcune persone (tossicodipendenti, prostitute, omosessuali), in realtà riguarda tutti coloro che hanno una vita sessuale attiva poiché è proprio la via sessuale la modalità di infezione più diffusa.

Il virus dell’immunodeficienza umana – che evolve poi in Aids se non intervengono cure tempestive – si trasmette, infatti, solo in tre modi:

  • attraverso rapporti sessuali non protetti
  • scambio di siringhe e sangue
  • al momento del parto e dell’allattamento da madre e figlio.

Non si trasmette con fluidi corporei come la saliva, il sudore, le lacrime o l’urina. Quindi non costituiscono un pericolo abbracci, baci, strette di mano, starnuti e altre eventuali occasioni quotidiane di contatto con persone sieropositive.

 

L’infezione da Hiv può non generare alcun sintomo oppure invece dar luogo a una sintomatologia acuta (che si presenta tra i 4 giorni e le 4 settimane successive al contagio e dura di solito da 1 a 3 settimane): febbre, spossatezza, rigonfiamento dei linfonodi, mal di gola, sudori notturni, eruzioni cutanee.

Assomigliano ai sintomi di una semplice influenza ma, se si manifestano a ridosso di un comportamento a rischio, è importante fare subito i dovuti accertamenti e l’unico modo certo per sapere se si è stati contagiati è  sottoporsi al test per l’Hiv. È necessario però che dal comportamento a rischio trascorra un periodo di tempo di circa un mese altrimenti non è rilevabile la presenza nel sangue degli anticorpi del virus. Per avere una certezza assoluta poi si ripete il test a distanza di 3 mesi.

Ulteriori informazioni su tutto ciò che è necessario sapere per affrontare il test per l’Hiv  in modo informato e consapevole sono reperibili sul sito della LILA, Lega Italiana per la lotta contro l’Aids www.lila.it