Soffocati dalla plastica

L’altro ieri una balena pilota è stata trovata in fin di vita al largo della Costa meridionale della Thailandia.  I veterinari hanno provato a salvarla ma non c’è stato niente da fare:  il globicefalo, dopo aver vomitato 5 buste di plastica, è morto e nel suo stomaco ne sono state trovate altre 80.

La  notizia, postata su Facebook,  ha fatto il giro del mondo ed è stata rilanciata  anche dalle nostre TV e da vari quotidiani online.

Mi è presa una profonda tristezza ma è montata nel mio cuore anche tanta rabbia pensando che sono tantissimi gli animali marini (tra cui anche delfini e tartarughe) che ogni anno muoiono per avere ingerito plastiche che infestano ormai quasi tutte le acque del globo.


Sì. La plastica ci sta soffocando. Riempie le spiagge e gli oceani. Danneggia pesci, uccelli e la nostra stessa salute perché alla fine, attraverso la catena alimentare, arriva a noi.

Quanto tempo dovrà passare ancora, prima che le coscienze si sveglino?

Non dobbiamo rassegnarci a convivere con questa grave forma di inquinamento ma, al contrario, darci tutti da fare per far fronte a quella che è una vera e propria emergenza ambientale. 

 

In questi giorni Greenpeace ha inaugurato Plastic Radar, un servizio che permette a tutti gli amanti del mare di utilizzare WhatsApp per inviare segnalazioni al numero +39 342 37 11 267.

I risultati saranno disponibili in tempo reale sul sito plasticradar.greenpeace.it e si potranno scoprire quali sono le tipologie di imballaggi più comuni nei mari italiani, a quali categorie merceologiche appartengono e da quali luoghi arriva il maggior numero di segnalazioni.

Non è difficile. Basta avere un cellulare con installata l’applicazione WhatsApp e, una volta individuato un rifiuto di plastica su una spiaggia, su un fondale o sulla superficie dell’acqua, segnalarlo al numero sopra indicato insieme alle coordinate geografiche del luogo dove è stato visto allegando anche una foto del rifiuto e, se possibile, facendo in modo che sia riconoscibile il marchio e il tipo di plastica di cui è costituito.

Ogni segnalazione verrà  elaborata da Greenpeace e i dati relativi a tipo di rifiuto e posizione saranno disponibili online in forma aggregata, nell’arco di 24-48 ore.

Questa iniziativa si propone dunque anche lo scopo di individuare i principali marchi che, da anni, continuano a immettere sul mercato enormi quantitativi di plastica, principalmente usa e getta, non assumendosi alcuna responsabilità circa il suo corretto riciclo e recupero.

 

Se vogliamo fermare l’inquinamento da plastica nelle nostre spiagge e nei nostri mari è necessario l’impegno di tutti.

Dei Governi e delle aziende in primis, ma anche di ognuno di noi.

Oltre a collaborare con il servizio messo a punto da Greenpeace, ci sono 7 consigli che puoi mettere in pratica quotidianamente per fermare l’invasione della plastica. Puoi approfondire a riguardo cliccando su questo mio precedente post.

Ci vuole tempo per cambiare le cose ed è difficile. Ma collaborando tutti insieme si può fare.