Nuovo coronavirus, si sta adattando all’uomo e le cure ci sono. Dubbi invece sul vaccino.

Uno studio pubblicato su Infection, Genetics and Evolution offre una nuova prova scientifica a favore dell’ipotesi di un rapido e progressivo adattamento del nuovo coronavirus all’ospite umano

Nello studio si legge che la prima intera sequenza del genoma è stata pubblicata il 5 gennaio 2020 e che migliaia di genomi sono stati sequenziati a partire da questa data. 

Sars-CoV-2, nell’arco di pochi mesi, ha cioè mostrato varie mutazioni continue che sono avvenute in modo indipendente e simile in diverse zone del mondo e senza avere un progenitore comune. Proprio questa caratteristica (nota come omoplasia) indicherebbe un adattamento all’uomo. 

Secondo Lucy van Dorp, dello University College di Londra (una delle autrici del lavoro) “questa situazione consente approfondimenti senza precedenti sulla demografia passata di Sars-CoV-2, ma anche il monitoraggio di come il virus si sta adattando al suo nuovo ospite umano, fornendo informazioni per dirigere la progettazione di farmaci e vaccini.”

 

Dunque – come già dichiarato nelle ultime settimane da alcuni medici e virologi (Zangrillo, Bassetti, Bacco, Tarro, solo per citarne alcuni) che hanno evidenziato un netto calo dei ricoveri e casistiche molto meno gravi e meglio gestibili – ci troviamo ormai in una situazione di virulenza attenuata. 

Anche i nuovi contagi degli ultimi giorni, fatti per lo più da asintomatici, preoccupano meno, secondo i dottori più attivi sul campo.

Inoltre esiste un farmaco, la Clorochina, che si usa da un secolo per curare la malaria e da 40 anni per il lupus e le malattie autoimmuni, che ha dimostrato efficacia nel trattamento di questo virus (anche se è stato screditato da un articolo di una rivista scientifica di spicco, come The Lancet, che si è poi rivelato basato su dati inventati). 

C’è anche la cura del plasma iperimmune, sperimentata con successo a Pavia e Mantova e poi avviata in altre realtà ospedaliere, sia in Italia che all’estero, che rappresenta un’ulteriore rassicurazione (nonostante inizialmente sia stata ignorata e da qualcuno sminuita in TV).

E c’è l’ossigeno ozono terapia, 15 ospedali in Italia l’hanno usata nelle varie fasi del Covid-19 insieme ad altre terapie farmacologiche e tutte le cartelle dei pazienti hanno coinciso nell’indicare il miglioramento nel trattamento della patologia (il dott. Mariano Franzini ha fatto un appello al presidente del Consiglio e al ministro della Salute di introdurre il protocollo di questa terapia in tutti gli ospedali italiani).

Infine c’è il nostro sistema immunitario che possiamo rendere più forte ogni giorno con uno stile di vita sano, un’alimentazione equilibrata (adatta al proprio terreno costituzionale) ed eventuali vitamine o sostanze naturali che sono in grado di migliorare la nostra immunità.

 

Con questo non voglio minimizzare, solo dire che dobbiamo essere fiduciosi perché, da parte nostra, possiamo fare veramente tanto in un’ottica di prevenzione per ottimizzare la nostra salute e il funzionamento dei nostri organi.

Inoltre molti bravi Medici hanno lavorato coscienziosamente, nonostante tutte le difficoltà che hanno incontrato,  e adesso sanno come curare i malati più tempestivamente e meglio.

E le terapie sopracitate non sono le uniche, vi sono anche altri farmaci (antivirali e antinfiammatori) che possono essere utilizzati per il trattamento della malattia da Covid-19. 

Come ad esempio il desametasone, un antinfiammatorio steroideo, farmaco molto economico tra l’altro. 

Il Dott. Stefano Manera sulla sua pagina Facebook racconta che “il gruppo italiano guidato dal prof. Piero Sestili – Professore Ordinario di Farmacologia, Dip. di Scienze Biomolecolari Università degli Studi di Urbino Carlo Bo – il  giorno 24 APRILE 2020 ha scritto una lettera al ministero della Salute, indirizzata al Signor Ministro in persona per chiedere con urgenza che il desametasone fosse inserito nella terapia COVID-19 insieme all’idrossiclorochina e all’eparina a basso peso molecolare”.

L’appello, firmato dal Dott. Manera, ma anche da molti altri colleghi clinici e ricercatori universitari, non ha mai avuto seguito. Oggi però su tutti i giornali, rimbalza la notizia che forse è stata trovata una prima cura efficace contro il COVID-19: il desametasone. “Nel frattempo molte persone sono morte e molte altre hanno riportato danni polmonari (e non solo) permanenti”, scrive Manera concludendo amaramente il suo post. 

 

Dunque, nonostante sembra sia stato fatto di tutto per impedirlo, finalmente sappiamo che ci sono farmaci e cure che funzionano. 

Questo ci deve fare essere ottimisti.

Ma soprattutto è la rapida discesa dei casi ospedalizzati, sia in rianimazione che negli altri reparti, che ci deve rincuorare e rassicurare. 

“I catastrofisti e i pessimisti, di cui l’Italia è stata ed è ancora piena, non saranno contenti di questi numeri” – scrive sulla sua pagina Facebook il dottor Bassetti, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università di Genova – “io e molti miei colleghi, invece sì. Non dimentichiamoci oltretutto, che questi numeri così incoraggianti, sia di malati veri che di asintomatici, sono quelli post riaperture (4 maggio-18 maggio- 3 giugno). Il temuto ed erroneamente profetizzato rimbalzo non c’è stato”.

 

Invece non trovo per niente rassicurante la notizia dell’imminente vaccino anti covid-19 annunciata in questi giorni. Vaccino presentato dal ministro della salute Speranza come “l’unica soluzione definitiva al Covid 19” (com’è che il Governo non si è accorto che le cure ci sono?). 

Le prime 400 milioni di dosi sono già state ordinate dall’Italia, insieme ad altri paesi.

Ma siamo sicuri che questo vaccino abbia superato tutte le prove di tossicità? Di stabilità? E poi avrà un’efficacia reale nella pratica clinica, cioè impedirà di prendere il Covid oppure avrà un’efficacia solo laboratoristica, cioè teorica, come tutte le vaccinazioni antinfluenzali che non garantiscono al 100% di non prendere l’influenza?

Su EpiCentro, il portale dell’epidemiologia a cura dell’Istituto Superiore di sanità, alla voce “Vaccini: sviluppo e commercializzazione” si legge che “La produzione di un nuovo vaccino segue le stesse fasi di sviluppo di un potenziale farmaco e richiede tempi anche molto lunghi (sino a 10 anni). 

Qui invece sono stati spesi soldi dei contribuenti italiani per un vaccino preparato velocissimamente che, se va bene, copre fino alla prossima mutazione del virus. 

È già perché, come SCIENTIFICAMENTE dimostra anche lo studio che ho citato all’inizio di questo post, Sars-Cov-2  è un virus in continua mutazione (dettaglio che già numerosi medici hanno sottolineato più volte in questi mesi).

 

Questi, cari amici, sono i fatti. Riflettete.

E soprattutto, prima di prendere qualsiasi farmaco, informatevi sempre con il vostro medico di fiducia riguardo benefici o eventuali rischi. 

Perché, forse non lo sapete … ma oltretutto, in caso di danno da vaccino, non è la ditta produttrice che ne risponde, ma lo Stato.* 

E lo fa con i soldi nostri che, invece di andare (giustamente) a indennizzare il povero malcapitato, potrebbero essere utilizzati per una spesa maggiormente utile e necessaria per la collettività.

 

* Qui sotto il video che mostra l’intervista di Claudio Messora al Medico Chirurgo Paolo Gottarelli. Dal minuto 22,10 al minuto 27, 52 si parla di vaccini e di mancata responsabilità del produttore:

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