Mangi per consolarti?

 
Vi ricordate di quella volta in cui vi siete ritrovati a divorare un’intera scatola di biscotti pur non essendo realmente affamati?
Una persona su dieci, tra quelle che vedo, dipende dal cibo, mangia per consolarsi, per soddisfare un bisogno che, in realtà, è di natura emotiva.
In effetti mangiare, soprattutto carboidrati, può avere un effetto tranquillizzante perché stimola la produzione di serotonina, il mediatore chimico che influenza l’umore diminuendo l’ansia.
Il che può anche andare bene …ma che succede se si cede all’ingordigia ogni volta che ci si sente stressati o insoddisfatti? Aumenta il peso, cresce il grasso in tutto il corpo e la salute si guasta.
 
Se ti butti sul cibo quando sei in difficoltà molto probabilmente c’è qualcosa che va riequilibrato sul fronte emotivo.
Il più delle volte non si è consapevoli di questo perché i problemi sono ben nascosti nel subconscio oppure li conosciamo bene ma preferiamo ignorarli perché non siamo in grado di affrontarli. La conseguenza è uno stato di irritazione, nervosismo e frustrazione che si converte in sensazione di fame. Ma riempire lo stomaco e soddisfare il palato non aiuta davvero a scacciare questi sentimenti. Lì per lì ci si sente meglio (per effetto della serotonina), ma la pace dura poco e i problemi rimangono. Anzi l’unica cosa che si ottiene è di aumentare il girovita e ritrovarsi più confusi e scontenti di prima.
 
Il naturopata, considerando l’equilibrio emozionale indispensabile per il benessere dell’individuo, ha anche il compito di aiutare a riconoscere i sentimenti, interpretarli ed esprimerli in modo adeguato. Nello stesso tempo educa la persona a stili di vita e alimentari più salutari indicando ciò che in quel momento è per lei benefico o, al contrario, dannoso.
 
A volte, infatti, il desiderio smodato di cibo può essere scatenato, non dalla ricerca di un conforto psicologico, ma da ragioni fisiologiche, ad esempio un’intolleranza alimentare poiché alcuni cibi che provocano reazioni allergiche (tipo mal di testa, esantemi, gonfiori o dolore alle articolazioni) possono allo stesso modo provocare effetti collaterali sui mediatori chimici del cervello con conseguente stimolo dell’appetito.
In questo caso – dopo aver fatto test appositi – basterà eliminare dalla dieta i cibi cui si è risultati intolleranti e scompariranno anche le irrefrenabili scorpacciate.
 
Anche un livello instabile di zuccheri nel sangue può portare a cedere spesso all’ingordigia. Alimenti come cioccolato, pane e pasta raffinati, dolci e anche bevande come the e caffè inducono un innalzamento istantaneo della glicemia. E quando la glicemia sale rapidamente, il corpo, per compensare, secerne grandi quantità di insulina, di conseguenza l’effetto è di breve durata perché il livello di glucosio nel sangue scende ben presto a valori ancora più bassi di prima. Ecco che si desidera mangiare di nuovo e di più.
Per interrompere questo circolo vizioso bisogna cercare di mantenere costante la glicemia nell’arco della giornata. Il naturopata raccomanderà quindi di limitare l’assunzione di certi cibi e di introdurne altri in grado di promuovere un lento e costante rilascio di glucosio nel sangue. Inoltre dirigerà la tua attenzione su alimenti salutari ricchi di principi nutritivi.
 
Perdere l’abitudine di mangiare troppo e male, ritrovare il peso ideale e le energie è possibile. Risolvere da soli un problema di dipendenza alimentare però non è facile. Con il sostegno di un  terapeuta esperto puoi farcela anche tu.