L’importanza della febbre, perché è bene non abbassarla subito

Spesso desta preoccupazione ma la febbre è un efficace meccanismo di cura, stimola infatti l’attività dei leucociti, cellule che hanno la funzione di distruggere virus e batteri e di rimuovere dal corpo i tessuti danneggiati. Per questo motivo, in genere, è bene non intervenire subito su questo sintomo (almeno che non si tratti di neonati) in modo da lasciare che svolga la sua funzione positiva di sostegno del sistema immunitario.

 
Ho avuto l’occasione di approfondire l’argomento rivolgendo alcune domande alla Dottoressa Simona Mezzera, medico chirurgo, omeopata e autrice apprezzata di libri sulla salute di adulti e piccini.
Ecco le sue risposte:
 
 
Quali sono le cause più frequenti di rialzo della temperatura nei bambini?
“La febbre è una risposta fisiologica  quando l’organismo entra in contatto con batteri, virus, o altre situazioni che possono causare infiammazione. Può essere determinata anche da fattori emozionali o da affaticamento eccessivo o da eccesso di calore. Caratteristica di alcuni bambini è, infatti, la comparsa di febbre in seguito a una esposizione al sole. E’ quindi un sintomo reattivo che ha la sua  importanza nel processo di guarigione.
In passato c’era un detto popolare per cui si diceva che la febbre ‘cuoce’ i virus, in altri termini diminuisce la loro replicazione in quanto stimola la produzione di interferoni che, oltre a inibire la replicazione virale all’interno delle cellule, ne diminuisce la  diffusione a quelle circostanti, rafforza le attività cellulari di cellule disposte alla reazione immunitaria, oltre ad avere un effetto positivo sulla crescita di cellule tumorali”.
 
 
Antibiotici e antipiretici. Quando sono necessari e quali sono gli effetti negativi che un abuso degli stessi per la soppressione della febbre può determinare?
“Nella maggior parte dei casi la febbre è una risposta temporanea dell’organismo che  si associa a infezioni a risoluzione spontanea. L’impiego di antipiretici, sia nel caso di forme virali sia nel caso di quelle batteriche,  serve solo ad attenuare la sensazione di disagio del paziente, ma non accelera o facilita la risoluzione dell’infezione. Questi farmaci agiscono bloccando la sintesi di prostaglandine, ma non eliminano la causa che sta dietro la febbre, anzi a volte può mascherare delle infezioni più gravi. Inoltre quando nell’organismo sale la temperatura facilitiamo la sintesi di anticorpi che servono per bloccare gli antigeni virali e batterici. L’antipiretico blocca questo processo con formazione parziale di anticorpi che quindi non necessariamente ci difendono e ci fanno scavallare la malattia. L’antibiotico, invece, può avere un suo senso quando l’infezione è determinata da un battere e quando  l’organismo non riesce ad allontanare l’agente microbico.
A volte non è facile discriminare il momento in cui intervenire con l’antipiretico e/o con l’antibiotico. Sicuramente il primo può servire quando i fastidi sono eccessivi, il secondo dopo il terzo giorno di febbre alta con particolare dolore o infiammazione a carico di uno dei vari apparati o sofferenza da parte del bambino.
La febbre alta con un bambino che fa le cose di sempre, senza particolari segni di sofferenza, può essere anche lasciata al suo decorso stando solo attenti che non ci siano segni di disidratazione. Questo passaggio è importante per lo sviluppo del sistema immunitario, è un esercizio che l’organismo del bambino compie per arrivare alla  sua maturazione”.
 
 
In caso di febbre cosa può fare un genitore per sostenere un figlio nell’autoguarigione e quali sono le indicazioni dietetiche?
“In genere il bambino, a differenza dell’adulto, ha ancora un istinto che gli fa scegliere cosa gli faccia bene e cosa no, non è un caso che quando abbia la febbre preferisca bere a mangiare e molte volte chiede cose fresche e di facile digestione.
Ecco quello che il genitore dovrebbe fare è proprio questo, non forzarlo a alimentarsi se lo rifiuta, dargli da bere, scegliere preferibilmente cibi freschi come frutta e verdura, oppure centrifugati o spremute di agrumi ricchi di vitamina C, non coprirlo molto e permettergli di traspirare non usando quindi tessuti sintetici, fare delle spugnature con acqua e aceto sulle braccia e sulle gambe, non applicare invece sulla testa ghiaccio per evitare uno shock termico, farlo riposare o accompagnarlo in giochi o letture tranquille.
Oltre all’acqua e alcool per diminuire la febbre si possono anche usare degli impiastri di tofu (formaggio di soia), che per la sua natura fresca permette di  ‘assorbire’ la febbre senza produrre l’effetto del ghiaccio che può provocare secondariamente un aumento della temperatura”.
 
 
Quando invece è bene far intervenire il medico?
È importante in questi casi osservare il bambino e, qualora ci sia una mancanza di reattività, o  una disidratazione, o una non tonicità muscolare, oppure all’opposto un bambino particolarmente agitato, che emana un calore eccessivo, o che ha un mal di testa importante, o in cui la temperatura dura da più giorni senza remissione, allora bisogna fare visitare il bambino”.
 
 
La febbre può provocare convulsioni?

“Sì, la febbre può provocare convulsioni in soggetti che ne siano predisposti oppure ci sono certe malattie che hanno una febbre particolarmente irritativa che possono più facilmente portare a convulsioni. Una di queste febbri è quella della sesta malattia.”

 

In realtà le convulsioni, spauracchio di tanti genitori, sono rare e non sono legate all’altezza della temperatura, quanto alla rapidità con cui la temperatura sale o scende. Un bambino che in mezzora passa da 37 a 41 °C è a rischio di convulsioni, ammesso che abbia una predisposizione. Un bambino invece che, nel corso di una giornata, aumenta gradualmente la temperatura fino a raggiungere i 41° C non è a rischio convulsioni.
Ovviamente una febbre molto alta, sopra i 40, soprattutto se si protrae a lungo, va sempre valutata dal proprio medico di fiducia.
 
 
Se non ci sono cause più serie e la febbre è dovuta ad una semplice patologia da raffreddamento, ci sono vari rimedi naturali per aiutare l’organismo a superare la situazione nel modo più rapido ed efficace possibile.
Oltre ai preparati omeopatici (che stimolano nell’organismo la reazione generale verso la causa che ha prodotto quel tipo di febbre), è possibile ricorrere agli oligoelementi, particolari minerali fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio psicofisico di ogni individuo (io preferisco gli oxiprolinati che possiedono un’alta biodisponibilità e possono essere preparati senza conservanti).
Anche i gemmoderivati possono essere di aiuto (per i bambini vanno scelti senza alcool). Ce ne sono tre, in particolare, che danno buoni risultati nelle situazioni febbrili e negli stati influenzali e possono essere assunti insieme, prendendo ciascun rimedio ogni due ore fino alla riduzione dei sintomi: Ribes nigrum (con azione antinfiammatoria), Alnus glutinosa (che ha proprietà febbrifughe) e Betulla pubescens (con azione di stimolo depurativo generale).
 
 
 
Certamente per favorire la guarigione è anche opportuno integrare la dieta con alimenti ad alto contenuto di vitamina C evitando tutti quelli che richiedono fatica per essere digeriti (carne, latticini, zuccheri raffinati).
È importante pure bere molta acqua, riposare ed aerare ogni tanto i locali in cui la persona che non sta bene staziona.