L’importanza dei primi 1000 giorni

Sono i primi 1000 giorni, quelli che vanno dal concepimento al secondo anno di vita, a fare la differenza. Questo periodo è infatti importantissimo per quanto riguarda la salute fisica, psichica, mentale e per la prevenzione delle malattie cronico degenerative.

I testi pubblicati in relazione all’alimentazione in gravidanza, allattamento e svezzamento sono moltissimi con teorie a volte discordanti. Di recente, ad una conferenza organizzata a Firenze dall’Associazione culturale e scientifica PerCorsi BioSalute, ho avuto il piacere di incontrare il dottor Luciano Proietti*, medico specializzato in pediatria e chirurgia pediatrica che si occupa da tanti anni di nutrizione per l’infanzia.

Mi ha gentilmente concesso un’intervista che pubblico con gioia, sono certa che sarà illuminante per tante mamme che mi seguono.

 

È vero dottore che in gravidanza si deve mangiare per due?

“Dipende da qual’è la situazione di base. In Europa già normalmente le donne mangiano per quattro quindi non conviene raddoppiare, importante semmai è controllare che l’alimentazione sia equilibrata e non in eccesso. Forse una volta, quando si faceva la fame, questo detto poteva avere senso,  ma adesso è un detto da non applicare”.

 

Quali sono gli alimenti più adatti e invece quelli da evitare in gravidanza?

“Indicazioni generali su cui tutti sono d’accordo riguardano gli alimenti che creano meno infiammazione e quindi gli alimenti a base vegetale perché l’infiammazione è alla base di tutte le malattie, quindi meno creiamo infiammazione all’organismo, meno ci ammaliamo. Poi già la gravidanza ha una base infiammatoria un po’ superiore rispetto alla normalità di conseguenza direi di non accentuare questo dato.

Conviene prediligere alimenti poco infiammanti ricordando che gli alimenti più infiammanti sono quelli a base di proteine, grassi e carboidrati. Dunque direi di  privilegiare il cibo vegetale: le verdure, i semi, i cereali integrali, i legumi ed eventualmente anche il cibo di origine animale, ma in quantità adeguata, limitata.  

Questo in generale, poi ogni soggetto ha le sue caratteristiche per cui l’alimentazione è da personalizzare”.

 

Gli integratori vitaminici e minerali sono proprio necessari in gravidanza?

“Sono necessari quando nella vita normale non possiamo assumere determinati  nutrienti.

Per esempio chi vive al nord, a maggior ragione d’inverno, è sicuramente carente di vitamina D perché non c’è tanto sole e si sta poco all’aperto, quindi c’è questa situazione di carenza. Chi vive in Africa o nel centro America non ha questo bisogno. Direi che in linea generale da noi in Italia, d’inverno, è quasi necessario assumere la vitamina D, poi però va fatta una valutazione sulle reali necessità facendo gli esami del sangue: se facendo gli esami del sangue la vitamina D è adeguata, l’integrazione non è necessaria ovviamente. Conviene valutare soggetto per soggetto quali sono le necessità.  

Lo stesso vale per l’acido folico che si dà di norma a tutte le donne in gravidanza per prevenire la spina bifida, ma alcune ne hanno bisogno, altre no. L’acido folico si trova nelle verdure quindi se una donna ha un’alimentazione ricca di verdure a foglie verdi non ha necessità di assumere acido folico.

Stesso ragionamento anche per la vitamina B12 e per gli Omega 3. In relazione all’assunzione o meno di questi nutrienti, si decide se integrare o meno.

Bisogna considerare che l’organismo del bambino ha bisogno di tutti i nutrienti, se la mamma non li assume, il bambino non li riceve quindi avrà dei problemi. È importantissima, durante la gravidanza, fare una valutazione mamma per mamma e valutare se può essere utile l’integrazione oppure se  può essere sufficiente cambiare lo stile di vita, per esempio, invece dell’integrazione della vitamina D, esporsi al sole in modo che non ci sia questa carenza”.

 

Quali alimenti favoriscono la produzione di latte materno di qualità?

“Tutti gli alimenti che non creano infiammazione quindi quelli detti prima e soprattutto gli alimenti che sono poco inquinati.

Purtroppo la nostra alimentazione contempla cibo prodotto in modo non sempre salutare con l’uso nell’agricoltura di antibiotici, fertilizzanti oppure è stata più volte rilevata in certi alimenti la presenza di diossina e di sostanze che sono tossiche, come i metalli pesanti. Per esempio il pesce è un alimento che io sconsiglio in gravidanza proprio perché  nel pesce sono presenti metalli pesanti e sostanze tossiche soprattutto per il sistema nervoso.

Se la mamma assume degli alimenti che contengono questi sostanze, facilmente passano nel feto e possono alterare lo sviluppo del sistema nervoso.  

Quindi è importante usare alimenti di coltivazione organica, non trattati e di stagione.  E invece non usare alimenti che arrivano da lontano e quindi più facilmente trattati”.

 

Quando iniziare lo svezzamento e con quali alimenti?

“Lo ‘slattamento’ ovvero la sostituzione del pasto latteo con altri alimenti è un momento importante della vita del lattante che non ha dei tempi biologici ben precisi,  può avvenire nel primo anno di vita, di solito, ma bisogna considerare che nei primi due anni di vita l’alimento principale, più salutare, più equilibrato e più completo per il lattante è il latte della madre. Ovviamente non può esaurire le necessità biologiche dei bambini il latte materno dopo l’anno di vita, ma fino all’anno ci sono molte mamme che allattano esclusivamente il bambino e il bambino cresce bene, senza problemi.  

Lo slattamento ha dei tempi molto variabili da bambino a bambino. La cosa importante è che il bambino cresca bene, che non si ammali e che sia soddisfatto. Dunque lo slattamento può avvenire a 5 mesi, 6 mesi, 8 mesi, a un anno. L’introduzione di alimenti diversi dal latte materno può variare nel tempo, dipende dal bambino e dalla mamma: se la mamma ha la possibilità di allattare, non ci sono dei tempi precisi. Di solito si inizia verso i  6-7 mesi ed è bene cominciare con alimenti di provenienza biologica, valutando di non eccedere nella quantità di proteine e fibre.

Invece finché un bambino è allattato al seno, o in mancanza di latte della mamma con un latte formulato su base vegetale, ha già la quantità di proteine di cui ha bisogno, quindi  non è il caso di aggiungere nella sua alimentazione altre proteine cioè omogeneizzati, formaggi, prosciutto, yogurt o anche legumi. Sono tutti alimenti proteici che creano un eccesso di proteine con conseguente acidosi e infiammazione, per questo il bambino comincia ad ammalarsi”.

 

Una volta che il bambino passa ad un’alimentazione più varia, può soffrire di allergie o incompatibilità alimentari. Quali sono i segnali da osservare?

“L’allergia e le reazioni allergiche e di intolleranza sono sempre legate ad una disbiosi a livello intestinale. Nel momento in cui il bambino ha una situazione intestinale disbiotica, cioè la flora batterica si trova in una situazione ambientale non fisiologica, allora gli alimenti possono dare una reazione perché la mucosa intestinale è irritata, infiammata e più permeabile, quindi la digestione non avviene nel modo regolare. Vengono assimilati degli alimenti, delle proteine che non sono ben digerite e queste creano una reazione allergica.

Qualsiasi alimento può creare allergie ma la causa non è l’alimento in sé, piuttosto è la situazione intestinale del bambino squilibrata. Quindi prima di introdurre alimenti nuovi conviene sempre valutare com’è la situazione della flora batterica intestinale del bambino”.

 

Quindi osservare le feci del bambino?

Esatto. Con il latte materno di solito il microbiota intestinale è in equilibrio, invece con il latte formulato può capitare di ritrovarsi in squilibrio e quindi il bambino più facilmente può andare incontro ad allergie quando si introducono alimenti nuovi”.

 

Quali sono le regole di base per nutrire in modo sano i bambini?

“Il buon senso. Il bambino nei primi due anni di vita non è un adulto piccolo, quindi il suo organismo è adatto a ricevere l’alimento che è stato previsto dall’evoluzione e dalla sua biologia cioè il latte materno. In assenza di questo latte qualsiasi altro alimento può creare problemi.

Quindi la prima indicazione  è di allattare il più a lungo possibile, almeno fino all’anno sicuramente e, se possibile, anche oltre, fino a 2-3 anni, in questo modo si garantisce una migliore salute al bambino.

Successivamente direi di privilegiare gli alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale.

E infine l’altro elemento importante nell’alimentazione del bambino è limitare la quota di fibra, cioè le verdure, la frutta, i cereali integrali, i legumi: hanno molta fibra  che non è adatta al lattante. Nel latte materno non c’è fibra, quindi il rischio che corre assumendo troppa fibra è di rallentare la crescita perché la fibra riduce l’assorbimento dei  nutrienti e inoltre può creare una disbiosi con stitichezza, un disturbo che facilita l’infiammazione e predispone alla malattia.

Quindi, in generale,  latte materno, poca o niente fibra e fare  attenzione all’introduzione di proteine animali che possono creare infiammazione”.

 

Un’alimentazione sana è la migliore prevenzione per crescere in salute ma, una volta che i piccoli si ammalano, con che tipo di dieta li possiamo aiutare a venirne fuori  presto e bene?

“Se un bambino si ammala vuol dire che abbiamo fatto qualcosa che non è fisiologico e può essere anche non collegato al cibo  ma alla posizione, alla relazione, al modo in cui si sta col bambino, all’ambiente in cui vive o all’esposizione alla luce.

Quando il bambino non sta bene c’è da capire il motivo per cui non sta bene e nel frattempo bisogna privilegiare un’alimentazione molto semplice, soprattutto nei primi anni di vita, vale a dire un’alimentazione a base lattea, per latte ovviamente intendo quello materno, non vaccino o di altri mammiferi.

Se il bambino è più grandicello e non prende più il latte della mamma, allora può essere utile per 2-3 giorni un’alimentazione a base di bevande vegetali che dà la possibilità di idratarsi assumendo liquidi con calorie facilmente utilizzabili  e con poche proteine che non possono creare fastidio. Nel frattempo però bisogna capire qual è il motivo della malattia del bambino e apportare i necessari interventi”.

 

NdA

* Il dottor Luciano Proietti è presidente della SIPEF (Società Italiana di Pediatria Funzionale) che promuove una pediatria funzionale alle esigenze biologiche dell’organismo in crescita e che si propone l’obiettivo di curare e prevenire le malattie agendo sulle cause interne ed esterne, non solo sui sintomi.

Ha scritto a quattro mani con la biologa nutrizionista Sabina Bietolini il libro “I primi 1000 giorni”, un vero e proprio manuale di nutrizione.

Una lettura molto utile non solo per i genitori, ma anche per i pediatri e per tutti coloro che si occupano di infanzia.