Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa sempre più diffusa.
Inizialmente farmaci come la levodopa risultano efficaci nell’alleviare i sintomi motori; tuttavia, con il progredire della patologia, si evidenziano altri sintomi, come l’instabilità posturale e il deterioramento cognitivo, che sviluppano una certa resistenza ai farmaci rendendo il trattamento medico più impegnativo.
In sostanza non esiste ancora una cura in grado di rallentare la progressione della malattia; invece, è stato osservato che l’attività fisica regolare, costante nel tempo, anche di lieve intensità, può rallentare il declino da Parkinson.
Segnalo, a questo proposito, uno studio dell’Università di Kyoto pubblicato sulla rivista Neurology.
I ricercatori hanno proprio voluto valutare l’impatto dell’attività fisica sul controllo a lungo termine della malattia di Parkinson e hanno visto che l’attività fisica regolare nel tempo si associa a un deterioramento sensibilmente più lento della stabilità posturale e dell’andatura.
Hanno riscontrato, inoltre, un recupero sulla velocità di elaborazione delle attività quotidiane compreso quelle correlate al lavoro che hanno avuto esiti e coinvolgimenti di funzionalità differenti a seconda della tipologia di attività fisica praticata.