Secondo l’Ayurveda il cibo non digerito o parzialmente digerito (viene chiamato Ama e il problema di solito è causato da un fuoco digestivo debole), si accumula, stagna, fermenta, provocando nel tempo tossine che si formano nel tratto gastrointestinale.
Ama indebolisce l’organismo ed è corresponsabile, secondo questa visione, di ogni malattia. Ama si può generare anche nella psiche, come conseguenza di emozioni non elaborate, quindi non digerite, e a loro volta tossiche a livello di sistema nervoso (come ansie e conflitti non risolti che dunque si perpetuano somatizzando alla fine anche sul corpo).
Secondo l’Ayurveda Ama deve essere eliminato e tra le tecniche da utilizzare c’è la cura idropinica con l’acqua che deve essere bollita a fuoco lento per almeno 5 minuti fino a ridurre di un terzo il suo volume di partenza per gli individui di costituzione Vata, fino a diminuire di metà il suo contenuto di partenza e quindi circa 15 minuti per i soggetti di costituzione Pitta e fino a ridurre di due terzi il contenuto iniziale e quindi anche più di 20 minuti per la tipologia Kapha.
L’acqua calda va bevuta a intervalli regolari durante la giornata sempre a stomaco vuoto e a piccoli sorsi, ma in particolare è importante berla il mattino a digiuno. Va assunta molto calda in caso di soggetti Kapha e Vata e tiepida per individui Pitta e può essere addizionata a erbe o spezie in accordo con la tipologia costituzionale.
La quantità da introdurre varia a seconda della stagionalità e del momento della giornata ed è importante che ogni individuo la assuma correttamente per godere appieno dei benefici.
L’Ayurveda è una difficile arte ed è necessario affidarsi a professionisti preparati evitando improvvisazioni.