Una volta veniva detto che erano “delle pesti”, “vivaci e disobbedienti” e che “non avevano voglia di studiare”; oggi invece, se si applicano poco a scuola e disturbano tanto, si dice che sono ADHD, cioè che soffrono di sindrome da deficit di attenzione e iperattività, il che non semplifica le cose, anzi. Perché, comunque, ci si può trovare di fronte a un quadro molto variegato: per qualcuno può trattarsi soltanto di una difficoltà di concentrazione con conseguenti complicazioni nei rapporti con genitori e insegnanti oppure, al contrario, c’è la capacità di stare attenti, ma troppa impulsività ed iperattività.
Non si deve certamente banalizzare semplificando troppo, ma CAPIRE. Perché oggi, nel mondo, di ADHD soffrono molti bambini e adolescenti. Troppi.
Sono in prevalenza maschi e, crescendo, il loro futuro appare difficile. Anche perché spesso questi giovani e giovanissimi, inquadrati “con disagio psicologico”, sono sottoposti a diagnosi affrettate e cure farmacologiche non sempre necessarie che, nel tempo,appaiono peggiorare ulteriormente la situazione.
Questi bambini, infatti, non sarebbero dei malati mentali, ma vivrebbero semplicemente un disagio a cui non si può rispondere subito con la somministrazione di psicofarmaci (tant’è che anche alcuni psicoterapeuti si oppongono alla somministrazione di questi medicinali ritenuti una scorciatoia non scevra da conseguenze).
Le cause che possono scatenare questi disturbi del comportamento possono essere svariate. Si è parlato, ad esempio, di accumulo dei metalli pesanti e di esposizioni a inquinanti (come i pesticidi organofosforici), ma va detto che anche la dieta potrebbe influire in modo pesante. Una ricerca pubblicata diversi anni fa sulla rivista scientifica The Lancet richiamava un possibile legame con alcuni coloranti e conservanti usati nell’industria alimentare, ad esempio il giallo arancio (E110) che può dare maggiori problemi se associato al benzoato di sodio (E211). Ma non solo: preoccupa anche il caramello E150C, ottenuto con l’ammoniaca, e l’E132, colorante blu di canditi, sciroppi e caramelle.
Ovviamente per tutti gli additivi ci sono dosi giornaliere da non superare che le autorità sanitarie hanno fissato, ma se si mettono insieme tanti cibi diversi che i giovani normalmente consumano quotidianamente, si scopre che si rischia facilmente di andare in sovradosaggio.
Oltre agli additivi, vanno anche considerate le bevande ricche di cola o caffeina che spesso fanno parte dell’alimentazione, poco equilibrata, dei ragazzi: sono stimolanti, dunque, se non provocano i sintomi dell’ADHD, di sicuro però li aggravano. Per non parlare di tutto il cibo spazzatura già pronto e di facile preparazione (povero di vitamine e minerali e ricco di sale, zuccheri e grassi trans) che i ragazzi si ritrovano non di rado nel piatto: non va certamente a nutrire lo sviluppo armonioso del cervello, quanto piuttosto a ostacolarlo.
Fin dalla nascita, la dieta dovrebbe comprendere cibi biologici, freschi, di stagione, vitali e grassi di qualità. E si dovrebbe fare attenzione anche ai giusti abbinamenti per evitare fluttuazioni di insulina che possono causare sbalzi di umore e cali di concentrazione.
Insomma, prima di ricorrere agli psicofarmaci, meglio intervenire a tavola.